lunedì, agosto 28, 2006

arrivederci vacanze...

17 agosto
Succede in tutte le compagnie, reali o virtuali, di avere un elemento problematico, discusso da tutti, in modi differenti.
Affrontare la discussione ognuno a suo modo arricchisce le persone di quella compagnia di tante briciole di esperienza personale, e alla fine si raccoglie un po’ l’uno dell’altro, conoscendosi sempre meglio.

Nella mia compagnia virtuale, le persone in discussione sono tante; forse perché anche noi stessi ci ritroviamo sul piatto, con i nostri leggeri difetti, che andrebbero ricalibrati alla visione prospettica della vita.
Ma questa è una discussione intima,che ognuno fa con se stesso, con il senno di discussioni comuni più o meno ironiche, più o meno polemiche.

Come nelle bande collegiali di sapore un po’ inglese, ci sentiamo una piccola élite, le riunioni sono prese con lo spirito di una pausa per una tazza di tea, a volte di un aperitivo molto carico.
Si parla spesso degli aderenti a questa élite, rendendo chi più chi meno di dominio pubblico le impressioni del soggetto. Che ovviamente rimarrà allo scuro di tutto.
E non per puro pettegolezzo, quindi l’aderente non si senta offeso, ma proprio per migliorare l’approccio o la comunione di un fantastico spazio in comune, che raccoglie le vite di tutti, e quindi è di un’etereogenità che va preservata.

Personalmente, il mio trovare una persona della cricca abbastanza insopportabile, si ferma alla oggettiva dichiarazione di sospensione delle ostilità. E si protrae con l’ignorare l’interessato per evidente incompatibilità elettiva.
Niente di tutto ciò, e detto da un membro fondatore ha del vero, porta all’estromissione o alla ghettizzazione.
In un mondo virtuale, sono solo parole. Si sa che le parole feriscono peggio di un vaso di gerani in testa, ma restano solo parole.


Ci sono tanti motivi per i quali una persona scrive. Uno di questi è sicuramente la noia.


18 agosto
Una coccinella sta posata sulla tenda della mia finestra, mentre io scrivo e ascolto Damien Rice.
Sono appena rientrata da una passeggiata a Costa Pelata, una frazione di una frazione, di questo posto fantastico nell’Oltrepo’ Pavese, dove dopo anni sono tornata a trascorrere le mie vacanze.
Nella prima settimana, che si sta concludendo, mi è uscita una febbre sul labbro, e mi sto sgonfiando di tutta la tensione accumulata in città. Vorrà dire che questo posto è catartico, fa uscire tutto il brutto e lascia la mia anima pulita, priva di pesi che la compromettano.
Me ne fossi accorta prima, sarei venuta prima a curarmi i pensieri.

Neanche la profonda mancanza di svaghi mi risulta cosa sgradita. Non dover pensare a cosa fare, quando farlo, cosa indossare, mi priva di tutti quegli artifici che invece sono prerogativa della città.

Ho scoperto lungo la mia passeggiata, che esiste anche un centro zen, appoggiato su una collina da cui la vista su entrambi i lati risulta una coperta patchwork di campi multicolore.
E le nuvole questo pomeriggio erano di una bellezza quasi commuovente, grigie, bianche, a tratti indaco, e ricoprivano come un lenzuolo colline e valli.

Oggi è anche stato il primo giorno di sole intenso, dopo giorni di pioggia o cielo coperto. Ho preso un discreto colore al viso, mentre seduta in giardino leggevo “La Banda dei Brocchi”.
L’ho quasi terminato, e come mi è capitato con tutti i libri di Coe, le ultime pagine scivolano a rilento per il dispiacere di finire col chiudere anche il retro di copertina.
Il personaggio che ho amato di più è sicuramente Benjamin, con la sua bravura nel domare le parole scritte e il profondo imbarazzo nel perdersi in quelle parlate. Per la sua intensa adorazione per Cicely, contro tutti quelli che di lei hanno un opinione tremenda; opinione che, quando sei innamorato, non potrai mai condividere, nemmeno se la realtà è palese. O forse no. Perché per quanto male tu possa aver gestito la tua vita, anche nel momento, unico, di sincerità, non verrai creduto. Perché per quanto tutto ti sia scivolato tra le dita senza avere la capacità di fermarlo, nel momento di chiara consapevolezza, sarai tu stesso a trovarti scomodo e incapace di gestire qualcosa di nuovo.

Io mi ci sono ritrovata nella mia incapacità di discernere tra la mia idea di sentimento amoroso e la realtà di gestire un'altra persona nella mia vita. L’amore è sempre stato e sempre sarà la questione di un oracolo, sempre pregna di molteplici significati, sempre da interpretare in modo soggettivo, sempre un’incognita esistenziale.

E quando penso a come le altre persone accolgano e vivano l’amore, mi sento un mostro di natura, incapace di comprendere cosa ci sia dietro a una semplice parola.


20 agosto
Questa sera sono a pezzetti, credo mi si possa raccogliere con un cucchiaino da tea. Ho passato la giornata a fare lavoretti di bonifica di questa casa in mezzo al niente. Ho cominciato la giornata alzandomi relativamente presto per i miei standard, alle 11 ero già in giro a fare la spesa al paesello.
Di ritorno ci siamo messi allegramente a potare la siepe di fronte a casa, tutta la famiglia che sbuffava e sacramentava, alle prese con dei tronchi di siepe troppo grossi per usare il tosasiepe elettrico. Ergo i rami restanti abbiamo dovuto spartirceli con le cesoie. Già so che alla fine della prossima settimana potrò sfoggiare due braccia da carpentiere.
Gesù, e io che pensavo di poter passare due settimane in pieno relax… Purtroppo però è evidente che questa casa ha delle necessità, se non vogliamo essere inghiottiti dalla flora rigogliosa, figlia dell’epoca degli anabolizzanti o dai vari cedimenti strutturali che vent’anni di pigrizia hanno aggravato.

Ma che daranno mai alle siepi di oggi come fertilizzante?! E insomma, dopo questa attività ludica che ha coinvolto tutti, ho continuato il lavoro di ieri, a carteggiare il cancello di ferro, un bel po’ arrugginito.
E dopo quello ho passato a pennellate l’antiruggine su tutte le parti danneggiate.

E sali e scendi sulle ginocchia, e piega e raddrizza la schiena, tanto è che questa sera mi sento l’omino di latta del mago di Oz. Prima dell’oliatina alle giunture, ovviamente.

Sono comunque riuscita a prendere il sole per una mezz’oretta. Giusto il tempo di cuocermi un po’ nella mia stanchezza e sentirmi ancora di più un cencino strapazzato.

Ieri sera però sono evasa dai lavori forzati e sono passata da Andrea a guardarmi un film. E ho scoperto che la sua gatta ha fatto i micetti e lui ne ha tenuto uno, con un nome terribile che non ricordo assolutamente, devo averlo rimosso.
A parte il nome il gattino è un tesoro, ficca un po’ i dentini a fondo quando morsica, ma è adorabile.

Fatto sta che dopo una giornata di dieta depurativa, solo frutta e pomodori, verso sera cominciavo ad avere visioni di bistecche volanti, così ho preso la macchina e sono andata appunto da Andrea.
Ci siamo guardati House Of Wax, un horror pop abbastanza decente.
Si insomma, per una che voleva evitare di sognare un panino alla mortadella, ci poteva anche stare.

Nella mia precisa forza di volontà ho mangiato solo un pochino di gelato alla stracciatella che era appena passata mezzanotte. Ok, va bene, era mezzanotte meno dieci. Temevo l’effetto Gremelins.


21 agosto
Abbiamo finito i lavori che avevamo in corso, Dio benedica la campagna, le api, le vespe e tutti quei piccoli insetti bastardi che ti volano addosso mentre sudi e fatichi sotto al solleone.
Questa sera sto cercando di convincere Andrea a sollevare il suo culo pesante e andare a prendere il gelato, anzi l’affogato al caffè, che sono dieci giorni che me lo sogno.
Sono contenta che Laura abbia ritirato gli esiti degli esami e che stia bene, ragione in più per festeggiare. Da domani vacanza vera, sole, letture e giretti per fotografare questi posti magici.
So che mia madre vorrà portarmi a scarpinare e sto meditando di darmi alla macchia appena possibile.

Sto già macinando il nuovo libro, è fantastico, di un’ironia letale: Le Ceneri di Angela di Frank McCourt.
Ne parlavo oggi con mia madre, mentre dipingevamo il cancello, sedute a terra piegate come i circensi cinesi.
Lei sostiene che la questione religiosa, qui si parla di Irlanda, serve sempre a coprire questioni di soldi. Business is business, dice lei, e tutta la guerriglia è stata fatta per la droga.
Ora, io non sono ferrata in questi fatti, soprattutto perché non di molto tempo fa la vicenda dei bambini protestanti presi a insulti e sputi dai cattolici (o erano i bimbi cattolici e i lama protestanti), però non la vedo propriamente come lei.

Così mi sono beccata il consiglio di leggere un libro che ha letto lei, se solo si ricordasse il titolo.
Alto mare come sempre.

Però stare con mia madre è divertente, a tratti surreale, ma mi è sempre piaciuto passare le giornate a parlare, e quando lei insiste con le sue abitudini fastidiose, ad esempio parlarti da un’altra stanza con l’inevitabile risultato di doverle chiedere più volte di ripetere, in quei casi posso dare via libera alla mia nota ironia. Tenerla in esercizio fa sempre bene allo spirito.


23 agosto
La mia vacanza è agli sgoccioli, ma non rinuncio a un sano movimento di rastrello e pala in giardino, neanche quando potrei passare gli ultimi giorni ad oziare beata. Rastrelliamo un po’ qui, dice mamma. Potiamo un po’ qua allora, rispondo io. Deve essere una malattia che prende a vivere in campagna.
Hai scoperto che ami il giardinaggio, dice mamma. Strano, penso io, quando a casa basta far varcare la soglia ad una pianta perché questa si suicidi.

E’ così che passo le giornate, leggendo, facendo la “naturista” come dice mamma, e osservando gli strani comportamenti degli insetti.
Ora ad esempio stavo considerando sfacciata una mosca che tentava di sollevare un mezzo corpo di ragno, fin troppo pesante per lei, per portarselo non si sa dove.
Il non riuscire nell’impresa la indispettisce particolarmente, neanche il tentativo di proiettarsi giù dalla cassettiera le sembra più poter funzionare.

Ieri sera Andrea è passato a prendermi, io non l’ho sentito arrivare, così quando mi sono affacciata alla finestra del salottino e ho visto la sua macchina, sono uscita di corsa, dimenticandomi di fare pipì.
Siamo andati a prendere il caffè da un suo amico e collega di lavoro, Pino, sposato con Simona, padre di Cecilia, tre anni e Camilla otto mesi.
Siamo passati in paese a prendere una vaschetta di gelato e mentre io sceglievo i gusti, Andrea se ne stavo in mezzo alla gelateria bello impettito come un carabiniere.
Sono questi i suoi comportamenti che poi fanno nascere prese per il culo eterne; forse fra altri quindici anni saremo intorno al tavolo a sfotterci di brutto, morendo dai colpi di tosse provocati dalle risate.

Mi sono divertita, non so dire se avrei preferito andare al mercatino dell’antiquariato scoperto in paese mentre passavamo in gelateria, comunque è stata una serata piacevole.

Come spesso capitava in gioventù, quando mi ha riaccompagnata a casa, ha messo una musica di un film dell’orrore, cosicché io poi mi cacassi addosso di paura quando davanti alla porta di casa la chiave non voleva saperne di girare nella serratura.
Per fortuna, non era un pezzo dei Goblin, come facevamo da giovinetti, allora sì sarei caduta secca dallo spavento di stare davanti alla porta di una casa in mezzo ad un bosco buio.


Questa sera io e mamma siamo uscite a fare un giro, a comprare la nutella e le sigarette, due beni preziosi durante i momenti di riposo.
Abbiamo fatto una puntatine a Salice Terme, dove finalmente mi sono gustata l’affogato al caffè che mi premeva sul gozzo da una decina di giorni.
Quando siamo arrivate non c’era nessuno, mai vista Salice così deserta in vita mia, poi verso le otto la gente ha cominciato ad uscire, e allora si la situazione è tornata normale.

Mamma si è bevuta un bicchierino di Porto e poi siamo tornate a casa passando per le stradine di campagna.

25 agosto
Oggi il tempo era un po’ capriccioso, nuvole e sole, nuvole e sole, così nel pomeriggio sono andata a farmi un giro in macchina fino al prelibatissimo Castorama. Ho rimpinguato la mia fornitura di colori acrilici, risparmiando rispetto ai prezzi vergognosi di Milano, e mi sono presa anche due pennelli nuovi.
Il tempo di tornare e prepararmi e sono uscita di nuovo per raggiungere Andrea a casa, salire sulla sua macchina e andare a cena da una coppia di suoi amici.
Così questa sera ho conosciuto Carlo e Giuseppe, due persone brillanti che stanno insieme da dodici anni.
La loro casa è molto bella, arredata con gusto e molto spaziosa. La dividono con Lilli, una gatta persiana un po’ stronza, che alla fine della serata sono riuscita anche a coccolare, nonostante le sue resistenze.

Ho mangiato benissimo, Giuseppe ha cominciato a cucinare dalla una di oggi e ha preparato una cena gustosissima.
Ha addirittura preparato lui le salse da accompagnare ai crostini. Che uomo!

Dopo caffè e gelato, e varie sigarette, ci siamo rilassati e abbiamo chiacchierato, soprattutto prendendo di mira Andrea.
Con Carlo ho disquisito volentieri di Mina, Patty Pravo e i programmi che facevano sulla rai quando lui era giovincello. Mi ha raccontato dei suoi periodi in cui con le paturnie si liberava di tutto quello che aveva in casa e ripartiva da capo; ad esempio di come una volta gli era preso il periodo optical e aveva ridipinto tutta casa di nero, bianco e oro. Un po’ kitch, ma ci può stare.

E’ bello vedere come nonostante le apparenze Andrea si sia creato un ristretto numero di amici che gli vogliono bene e lo coccolano, preoccupandosi di lui.
Questa cosa mi ha fatto molto piacere, perché lui è proprio di questo che ha bisogno per essere meno orso.

Tornando verso casa io e Andrea abbiamo cantato a squarciagola una hit trash di Mietta, andando in falsetto su Trottolino amoroso e dududù dadadà, roba da pisciarsi sotto dalle risate.

Domattina avremmo dovuto andare a fare un giro a Pavia, ma visto che abbiamo tirato tardi, abbiamo deciso di posticipare al pomeriggio, e vorrei ben vedere!

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